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ABB impegnata nel neutralizzare le emissioni di CO2

Intervista a Paolo Perani, Sustainability Manager della divisione ABB Electrification Distribution Solution.

La Carbon footprint è la certificazione che supporta le aziende ad avere consapevolezza delle emissioni di CO2 e capire come ridurre o neutralizzare le loro emissioni. Cosa vi ha portato a questa scelta?
ABB è da sempre impegnata nel campo della sostenibilità, sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza e del progresso sociale. Per quanto concerne la declinazione ambientale della sostenibilità, la nostra missione è di avere fabbriche “carbon neutral” entro il 2030, prodotti sostenibili e performanti dal punto di vista ambientale e di collaborare con i nostri clienti ed i nostri fornitori per ridurre le emissioni. La misura del carbon footprint delle nostre attività è il primo passo per poter individuare le direttrici di intervento.

Cosa consigliereste a chi non ha ancora scelto questo tipo di approccio? Quali sono i vantaggi di implementare la certificazione Carbon Footprint di Prodotto?
In linea di principio, ogni miglioramento fatto consapevolmente presuppone la capacità di misurarlo. Il Carbon Footprint è la metodologia che ci permette di quantificare, secondo regole ben precise, il GWP (Global Warming Potential) di un prodotto nel suo ciclo di vita e le azioni di miglioramento introdotte per ridurlo.

Visto il vostro profilo internazionale in quali Paesi riscontrate un migliore approccio sostenibile e quali invece sono ancora lontani?
L’Europa è stato il primo continente a dichiarare la propria missione di “carbon neutral” entro il 2050 e lo ha reso pubblico con il Green Deal. Sono seguiti ulteriori raffinamenti e obiettivi intermedi, come il FIT for 55, dai quali sono scaturite iniziative e normative molto chiare rivolte sia alle emissioni delle fabbriche che dei prodotti, che hanno dato sempre più consistenza all’approccio sostenibile di cui parla lei. L’Europa ha fatto il primo passo, ma l’attenzione al carbon footprint dell’Antropocene è diffusa in tutto il mondo, perché tutto il mondo sta vedendo e soffrendo gli effetti dei cambiamenti climatici. L’Italia ha un ruolo molto importante per le sue competenze e per la presenza sul nostro territorio di player industriali tecnologici che hanno fatto della sostenibilità dell’elettricità la loro missione primaria.

Oltre alla Carbon Footprint ABB ha ottenuto anche numerose EPD, qual è la relazione tra queste due etichette ambientali e cosa viene valorizzato maggiormente sul mercato?
Se è vero, come è vero, che il Carbon Footprint è la metodologia di quantificazione dell’impronta al carbonio, con l’EPD (Environmental Product Declaration) abbiamo lo strumento per fornire una visione più completa di tutti gli aspetti della sostenibilità ambientale che caratterizzano i prodotti nel loro ciclo vita. In ABB crediamo che sia giusto dare attenzione non solo al GWP ma anche ad altri impatti ambientali che caratterizzano un prodotto nel suo ciclo di vita.

Nel vostro bilancio di sostenibilità avete dichiarato che neutralizzerete le emissioni di co2 entro il 2030. Quali sono le azioni principali che avete pianificato per raggiungere questo obiettivo?
La nostra missione sulla riduzione delle emissioni delle nostre fabbriche è chiara, ovvero ridurle (almeno dell’80%) entro il 2030. Questa dichiarazione è stata rilasciata nel 2020, con le emissioni del 2019 come base di partenza. Con orgoglio le comunico che in questi tre anni le emissioni scopo 1 e 2 delle nostre oltre 300 fabbriche e uffici nel mondo è scesa del 65%, ed è il frutto di un approccio metodico all’efficienza energetica, alla riqualificazione tecnologica e all’approvvigionamento di energia rinnovabile, oltre alla riduzione di tutte le emissioni di gas climalteranti legati sia al prodotto che al processo produttivo.



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