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Un nuovo traguardo verso la misurazione della sostenibilità delle infrastrutture

Intervista a Lorenzo Orsenigo, presidente ICMQ Spa
A dicembre scorso è stato siglato dal Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili il decreto relativo alle linee guida per valutare gli investimenti delle opere ferroviarie secondo i criteri di sostenibilità ambientale e sociale. All’interno del documento si trova anche un allegato in cui sono incluse delle specifiche linee guida da applicare al settore delle infrastrutture ferroviarie per la valutazione ex ante dei progetti. Si tratta di un documento molto importante per il futuro della progettazione sostenibile. Ne abbiamo parlato con il presidente di ICMQ Spa, Lorenzo Orsenigo.

In merito alle Linee Guida del settore ferroviario del MIMS, da poco pubblicate, si trovano molti riferimenti al tema della sostenibilità. Secondo lei il Governo ha finalmente iniziato a dare indicazioni chiare agli operatori per ottenere delle opere infrastrutturali in linea con i principi ESG?
Lo scenario ha iniziato a cambiare già con la pubblicazione del Green Deal europeo. È stato questo il vero punto di svolta, il momento in cui ha preso piede il concetto secondo cui la sostenibilità non sarebbe stata più una eccezione, ma la normalità. Adesso, le Linee Guida pubblicate dal Ministero portano avanti la riflessione su un piano meno concettuale e più concreto: non si tratta di “essere sostenibili” ma di “misurare la sostenibilità”. Per farlo, ovviamente, bisogna individuare parametri e criteri specifici, che non possono essere generici, ma devono scendere nel dettaglio e caratterizzare le diverse opere infrastrutturali. In questo caso, infatti, le Linee Guida del MIMS contengono un allegato che si riferisce solo alle infrastrutture ferroviarie. Si tratta del primo allegato dedicato alla misurazione della sostenibilità di un particolare comparto: l’aspettativa, quindi, è che in futuro ne siano pubblicati altri, riservati alle opere stradali o, ad esempio, alle infrastrutture energetiche.
Sicuramente, sulla base della mia esperienza, posso dire che il settore ferroviario è quello che è partito prima sul tema della progettazione e realizzazione di infrastrutture sostenibili. Ricordiamo che la Napoli – Bari ha preso il certificato Envision nel 2019: ben prima del PNRR. La mia percezione è che altre grandi stazioni appaltanti si stiano muovendo nella stessa direzione, cioè dandosi delle linee guida per gestire la progettazione e realizzazione delle infrastrutture in ottica sostenibile. Ritengo, e lo spero vivamente, che presto vedremo aumentare questi allegati, in modo tale da averne a disposizione uno per ogni comparto, non solo trasportistico ma anche, ad esempio, energetico. Il tema energia e lo sviluppo di un piano energetico nazionale, soprattutto in questo momento, diventano necessari e urgenti.

Quali sono, secondo lei, gli elementi innovativi di questo documento? Così com’è strutturato, può essere utile a chi, nel comparto, deve operare per progettare infrastrutture sostenibili?
Credo che sia sicuramente uno strumento di lavoro utile. Per quanto riguarda il documento nello specifico, ho apprezzato molto l’approccio adottato per la sua realizzazione. Se da un lato vengono date precise indicazioni di calcolo e misurazione dei diversi impatti, dall’altro sono presi in esame anche elementi di tipo qualitativo, che non riguardano solo i temi ambientali, ma anche le ricadute sociali. Ad esempio, si valutano la congestione del traffico o il risparmio di tempo per gli utenti, la riduzione degli incidenti e delle emissioni inquinanti…Tutte caratteristiche importanti da tenere in considerazione quando si procede alla progettazione di una infrastruttura, perché incidono fortemente sulla collettività.
Anche l’attenzione alle regole e procedure che riguardano la gestione dell’opera è sicuramente da apprezzare.
Al paragrafo sei, infatti, vengono descritti i metodi più corretti per avviare e svolgere una attività di stakeholder engagement, che deve partire necessariamente dalla fase iniziale del progetto. L’obiettivo deve essere quello, già nei primi step valutativi, di individuare quali siano i bisogni che emergono dal confronto con la collettività, in modo da proporre delle soluzioni fin da subito. Apprezzo questa forte attenzione alla governance perché si tratta di uno dei punti cardine della progettazione sostenibile: è stato compreso che dare il giusto peso al coinvolgimento di tutte le parti in causa, compresa la cittadinanza, nei processi decisionali e di budgeting è fondamentale per una ottimale riuscita dell’opera.

In particolare, ci sono chiari riferimenti al Regolamento (UE) 2020/852 (c.d. “Regolamento sulla Tassonomia” e al principio del “Do no significant harm” (DNSH) all’interno del RRF (Recovery and Resilience Facility). Ci può spiegare cosa sta accadendo a livello europeo, riguardo al tema delle infrastrutture sostenibili?
L’Europa sta avviando un processo normativo che sia in grado di orientare le scelte di operatori e investitori verso principi più sostenibili. La Tassonomia non è altro che un insieme di criteri volti a delineare meglio il perimetro di questi investimenti. Tra i principi elencati vi è sicuramente quello di non recare danni all’ambiente, appunto il ‘Do No Significant Harm’ (DNSH), che anche le infrastrutture, come tutte le altre operazioni finanziarie, dovranno rispettare. La questione non è “perché”, ma “come”. Le indicazioni fornite sono, infatti, ancora molto generiche, dovendo valere per tutti i tipi di investimento.
Con il Regolamento sulla Tassonomia si fa un notevole passo in avanti. Sono stati dati dei criteri di misurabilità degli impatti in maniera quantificata e con formule molto precise: è il primo esempio in cui i principi DNSH vengono oggettivizzati, misurati e possono permettere una rendicontazione puntuale quantitativa e non solo qualitativa. Un principio che ICMQ porta avanti da tempo.
Questo nuovo approccio comporta sicuramente alcune complessità, che rendono il compito più arduo per le committenze più piccole, ma anche su questo sono stati previsti degli accorgimenti e delle risposte semplificate per chi non sia ancora in grado di applicare le misure, soluzioni più circoscritte anche in termini economici.
Se prima la sostenibilità era considerata un valore indiretto, ora, soprattutto con il Next Generation EU, con cui l’Europa sancisce che tutte le opere devono rispondere a determinati requisiti, è diventato requisito cogente, spingendo le grandi stazioni appaltanti a premere il pedale dell’acceleratore verso questi temi.


Esistono delle soluzioni per poter applicare i principi espressi all’interno delle linee guida fin da subito?
In realtà, l’idea di creare dei sistemi di progettazione delle infrastrutture sostenibili, con delle linee guida ad hoc, è nata ben prima del DNSH. Penso proprio al protocollo Envision, uno strumento che già viene applicato efficacemente non solo negli USA, ma anche in altre parti del mondo, fra cui l’Italia, e che risponde proprio a queste precise richieste.
Il protocollo Envision si caratterizza per l’innovativa capacità di analisi delle fonti, offrendo un punto di vista oggettivo e completo sul piano delle valutazioni costi/benefici per la comunità, della partecipazione degli stakeholder e dell’impiego efficiente delle risorse. L’obiettivo con cui è nato Envision è quello di fornire uno strumento per la misurazione dei parametri di sostenibilità, attraverso un percorso di autovalutazione che può proseguire con la registrazione del progetto, la sua valutazione, la verifica per mano di un Organismo di Terza Parte indipendente e, infine, la certificazione green.
Il protocollo si occupa di definire dei criteri per la progettazione e realizzazione di infrastrutture sostenibili basati su 5 fondamentali categorie: Quality of Life, Leadership, Resource Allocation, Natural World, Climate and Resilience. Si toccano temi come: la qualità della vita della collettività, la gestione collaborativa con tutti gli stakeholder, della manutenzione e gestione dell’infrastruttura, delle parti relative alle risorse, risparmio acqua e energia, la preservazione dell’esistente e salvaguardia delle risorse ambientali, della flora e fauna, la riduzione dei gas nocivi e l’analisi di resilienza (non solo in merito all’ adattamento ai cambiamenti climatici ma anche ai mutamenti sociali).

Il protocollo Envision è già stato applicato in Italia? Con quali risultati?
Envision è stato adottato in Italia recentemente, ma in poco più di due anni è già stato scelto per realizzare alcune tra le più importanti opere infrastrutturali. Possiamo ricordare i due parchi eolici Edison integralmente ricostruiti a Castiglione Messer Marino e Roccaspinalveti (Chieti), che hanno ottenuto la certificazione Envision livello Platinum, Marina Plan Plus, progetto sostenibile contro l’insabbiamento dei porti che ha ottenuto il livello Silver. Possiamo anche annoverare l’Itinerario ferroviario Napoli-Bari, tratta Apice – Orsara, 1° Lotto Funzionale Apice – Hirpinia, con la costruzione della nuova stazione Hirpinia e il potenziamento dell’accessibilità delle aree interessate, il Parco Eolico di Vaglio (Potenza) che ha recentemente conseguito il livello Envision Gold ed è il primo impianto per energia rinnovabile a ricevere questa certificazione in Europa, l’itinerario ferroviario Napoli – Bari nella tratta Frasso Telesino – S. Lorenzo, primo progetto europeo certificato con il protocollo Envision livello Platinum.
Alcune opere sono invece state registrate e sono in corso di certificazione: il nuovo ponte sul lago di Barcis (Pordenone), il collegamento ferroviario con l’Aeroporto di Venezia e il Passante autostradale di Bologna, potenziamento in sede del sistema autostradale e tangenziale di Bologna, primo progetto autostradale registrato in Europa, come primo step dell’iter di certificazione secondo il Protocollo Envision.

Come risponderà ICMQ a queste richieste da parte delle istituzioni nazionali e internazionali?
ICMQ ha pensato che fosse importante supportare gli operatori in questa delicata fase di start up progettuale. Proprio per il fatto che esiste una forte correlazione tra i criteri espressi dal protocollo Envision e gli obiettivi del Regolamento DNSH, abbiamo pensato, in quanto promotori del protocollo in Italia, che potesse essere utile creare uno strumento per orientare il mercato e agevolarlo nel rendicontare e misurare in modo puntuale le varie azioni. In questi mesi abbiamo progettato e poi realizzato un vero e proprio manuale che potesse riepilogare per ogni obiettivo e ogni sua voce quali crediti Envision potessero essere applicati. Poi ogni operatore economico dovrà specificare come la sua scelta ha impattato per le singole categorie, per ottenere una rendicontazione DNSH molto puntuale e precisa.
Con questo manuale ICMQ intende portare avanti la sua missione principale, quella di offrire strumenti di arricchimento culturale per una evoluzione del settore delle costruzioni e di tutti i comparti industriali che intendono perseguire obiettivi di sostenibilità, uno dei driver fondamentali dei prossimi anni.
Il documento, dal titolo La valutazione DNSH per le infrastrutture e il protocollo Envision è già a disposizione di tutti sul sito di ICMQ.


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ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.