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Il Calcestruzzo verso la riduzione di CO2

A colloquio con Marco Borroni, Presidente ERMCO

Con l’avvicinarsi delle scadenze di forte riduzione degli impatti ambientali, i settori industriali fanno i conti con processi di trasformazione e di riconfigurazione produttiva destinati in particolare a ridurre le emissioni di CO2. Tra questi, vi è l’industria del calcestruzzo preconfezionato. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Associazione europea, ERMCO, Marco Borroni.

Come giudica questo nuovo scenario?
L’attuale scenario è caratterizzato da fenomeni che stanno alterando profondamente una serie di equilibri consolidati, già minati dagli effetti dell’ultima grande crisi economico – finanziaria. Oggi la transizione ecologica impone al settore del cemento e del calcestruzzo una nuova accelerazione dei suoi processi produttivi, facendo ricorso a innovazione tecnologica, ma anche a strategie che debbono essere ripensate e che vengono fortemente condizionate dalle nuove regole, ad iniziare proprio da quelle relative alla emissione di CO2. La tendenza prevista dall’Unione europea di ridurre progressivamente le quote assegnate gratuitamente alle emissioni impone alle aziende di acquistarle facendone aumentare la domanda e quindi il prezzo. Se quindi da un lato il giusto intento è di disincentivare le emissioni riducendo gli impatti sull’ambiente, dall’altro si aggiunge un effetto speculativo che ha aumentato i costi in modo esponenziale. E va sottolineato che tutto ciò vale soltanto per le aziende con impianti all’interno dell’UE, creando così una concorrenza alterata a vantaggio dei produttori o di impianti in altre nazioni, senza alcun beneficio per l’ambiente, a fronte di un semplice spostamento del luogo di emissione. A ciò va aggiunto che i meccanismi previsti per attenuare il disequilibrio, come la tassazione per i prodotti che arrivano dall’estero, valutandone la CO2 inglobata, risultano ad oggi insufficienti, sia per l’incertezza dei tempi di attuazione che per le difficoltà operative nel garantirne la corretta attuazione.

Come ci si sta attrezzando per riuscire a rispondere al raggiungimento della Carbon neutrality entro il 2050?
Tutte le associazioni del settore stanno definendo delle Roadmap basate prevalentemente su varie soluzioni tecnologiche, legate sia alla riduzione del contenuto di clinker all’interno dei cementi (anche puntando su cementi di miscela che sfruttano le capacità leganti di sottoprodotti di altre lavorazioni), sia migliorando l’efficienza del processo di produzione degli impianti, così da ridurre gli sprechi da un lato e puntando sul riutilizzo di scarti di altri processi produttivi o di rifiuti per migliorarne l’efficienza energetica dall’altro. In quest’ultimo caso, paradossalmente, le tecnologie volte a ridurre gli impatti ambientali trovano le maggiori resistenze da parte delle comunità locali quando si parla di impianti di combustione, anche se ultra controllati. Analoghi vantaggi sono attesi sia nelle fasi di produzione e consegna del calcestruzzo, in particolare riducendo gli sprechi, e nel suo miglior uso all’interno delle strutture con lo sviluppo degli strumenti di progettazione e delle normative di riferimento. Sempre per quanto riguarda il calcestruzzo, va considerato l’importante fenomeno della ri-carbonatazione. Nel corso della vita di una struttura avviene, infatti, un costante processo di assorbimento dell’anidride carbonica dell’aria da parte della superficie del calcestruzzo. Questo aspetto, poco considerato in passato, è oggi misurabile con metodi ufficialmente riconosciuti, e permette di valutare correttamente l’impatto ambientale delle strutture in calcestruzzo nel corso della loro intera vita utile. Infine, si stanno sviluppando le tecnologie per giungere alla cattura della CO2 emessa nella produzione del cemento, con la possibilità di reintrodurla in giacimenti esauriti di gas o petrolio dove nel tempo avverrà la “ri-mineralizzazione”, con la formazione di nuovi materiali lapidei. Altre tecnologie puntano alla realizzazione di questi processi per la creazione di aggregati da calcestruzzo o la trasformazione della CO2 in combustibili quali il metano.

Cosa vi aspettate dallo Stato?
La transizione ecologica è un percorso inevitabile e ben condiviso anche dal mondo dell’industria: è essenziale però che questa trasformazione avvenga in maniera controllata e coerente, anche in virtù degli innumerevoli attori e degli interessi in gioco. Bisogna ricordare che il concetto stesso di sostenibilità è più ampio e non limitato solo agli aspetti ambientali (che a loro volto coinvolgono molti altri fattori e non le sole amissioni di anidride carbonica): è necessario garantire l’equilibrio con la sostenibilità sociale (in particolare in riferimento alle comunità locali) ed economica (sia per le imprese che per i consumatori). Il quadro normativo, le politiche autorizzative e fiscali a livello europeo, nazionale e locale devono essere coerenti ed orientate sul lungo periodo, per individuare, sostenere e permettere la realizzazione di interventi che comportano investimenti elevatissimi ed una radicale trasformazione non solo dell’industria del cemento e del calcestruzzo, ma dell’intero mondo delle costruzioni.


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