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Intervista all’architetto Adriano Rosolen

Intervista all’architetto Adriano Rosolen, BIM Manager dello studio Archè, certificato per il Sistema di gestione BIM.


La vostra azienda come sta affrontando la transizione digitale e quindi l’approccio al metodo BIM?
Come azienda lo studio Archè sta affrontando questo processo di transizione già da tempo. Nel 2004 ho iniziato ad utilizzare un software di modellazione 3D e dal 2014 l’Architetto Trinchero, titolare dello studio, ha indirizzato più soggetti interni a svoltare nella stessa direzione. Oltre a me, 3 di loro nel 2018 sono stati certificati e nel 2020 lo studio Archè ha ottenuto una certificazione BIM EA:34 per progettazione integrata architettonica e strutturale. Ovviamente questo richiede tutta una serie di pacchetti software e una dotazione hardware conseguente che viene costantemente aggiornata insieme ai manuali, ai modelli e ai documenti procedurali interni obbligatori.

L’adozione del BIM da parte vostra, e anche in generale, quale impatto avrà sulla filiera dell’edilizia delle costruzioni?
Il mondo delle costruzioni va in una direzione che è stata ormai tracciata, con lo scopo di industrializzare i processi nel settore dell’edilizia. Se consideriamo che l’edilizia e l’agricoltura erano e sono ancora il fanalino di coda nei processi digitalizzati, è evidente che seguire le procedure BIM diventa un must; non tanto per far progettare in modo standardizzato, quanto per ottimizzare la filiera delle costruzioni in ogni suo aspetto.

Quali sono i motivi che vi hanno portato a certificare il vostro sistema di gestione BIM?
Guardiamo avanti e ci rendiamo conto dei cambiamenti e dell’evoluzione del nostro lavoro, il nostro scopo è innanzitutto quello di stare al passo, magari un passo avanti se possiamo. Ho studiato le norme britanniche PAS 1192 quando ancora le norme UNI 11337 non esistevano, le nostre certificazioni BIM in quel percorso sono state uno sbocco naturale e programmato.

Quali aspettative e quali vantaggi vi attendete?
Cambia soprattutto il meccanismo complessivo di appalto dell’opera, dato che tutte le problematiche e le conflittualità che emergono in fase di esecuzione con le vecchie procedure, con il BIM devono essere risolte già in ambito di elaborazione del modello. A partire dall’appalto, le richieste, le regole e le risposte al bando sono regolate in modo da garantire un preciso grado di trasparenza, che varrà soprattutto negli appalti pubblici. Non meno importanti sono i dati e le informazioni dettagliate relative all’opera stessa, contenuti nel modello finale, che permettono di verificarne l’intero ciclo di vita anche attraverso la programmazione degli interventi di manutenzione, con le conseguenti ricadute economiche di gestione.

Come funziona il vostro sistema di gestione BIM, quali professionalità e competenze prevede?
Tutto il BIM Team ha una certificazione ICMQ, la mia come BIM Manager, le altre tre come BIM Specialist; lo studio stesso è certificato. Ovviamente l’Architetto Trinchero cerca di coinvolgere sempre più soggetti all’interno dello studio per implementare la svolta BIM. Inevitabilmente la richiesta di abbandonare le sicurezze consolidate incontra a volte una comprensibile reticenza, data la difficoltà di passaggio da una progettazione 2D al BIM, ma lo studio per l’utilizzo dei software, delle regole e dei protocolli richiesti sono un sacrificio necessario e inevitabile. Chi non sta al passo, rischia in futuro un ruolo solo complementare.

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ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.