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La valutazione DNSH per le infrastrutture e il Protocollo Envision

Da qualche anno spira in Europa un vento nuovo che spinge governi, parlamenti, imprese e cittadini a fare scelte e ad adottare comportamenti all’insegna della sostenibilità, declinata nelle sue tre dimensioni, ambientale, sociale ed economica.
Si è creato un contesto normativo e di indirizzo che è particolarmente attento ad orientare anche gli investimenti che devono adeguarsi a precisi principi. Il principale strumento di riferimento è costituito dalla cosiddetta “Tassonomia”, con la quale l’Unione europea ha indicato i criteri di valutazione delle scelte finanziarie misurate su specifici indicatori di sostenibilità.
In questo scenario uno dei pilastri e dei cardini della strategia europea è la necessità di non creare danni all’ambiente, con la conseguenza che tutte le opere del Next Generation EU devono rispondere al principio del ‘Do No Significant Harm’ (DNSH), incluse le infrastrutture che sono state inserite nei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Nell’ambito degli obiettivi del DNSH troviamo criteri generali e di tipo qualitativo. Tutto sembra semplice chiaro e lineare, ma in realtà diventa problematico declinare questi criteri in scelte progettuali per la realizzazione di una infrastruttura, così come definire, in modo oggettivo, una loro quantificazione attraverso una metrica che ne quantifichi il risultato.
Una efficace rendicontazione deve, infatti, prevedere delle modalità ben definite per dimostrare come e in quale misura si è soddisfatto il requisito. La Commissione europea non ha fornito ancora indicazioni su questi particolari aspetti e quindi tutto è lasciato alla volontà e capacità dei singoli che possono utilizzare metodologie non codificate e disomogenee.
Ed è qui, per colmare questo gap, che entra in gioco e può fornire un contributo prezioso l’utilizzo del Protocollo Envision: un sistema di rating che permette innanzitutto di razionalizzare e oggettivare la realizzazione di infrastrutture sostenibili. Così’ come di dare concretezza ai principi relativi all’impatto ambientale presenti nel DNSH. Envision guida la progettazione e la realizzazione di infrastrutture sostenibili e fornisce gli strumenti per quantificarne i risultati sui diversi aspetti.
Ecco allora che diventa di grande utilità correlare i principi del DNSH con i criteri del Protocollo Envision per indicare dove quest’ultimo può essere di supporto a fornire evidenze oggettive e misurabili ai diversi aspetti richiesti dalla Tassonomia, consentendo altresì ai diversi soggetti coinvolti nel processo realizzativo di una infrastruttura di verificarne la corrispondenza concreta rispetto agli obiettivi. È, infatti, un utile strumento per le stazioni appaltanti nella valutazione dei propri investimenti nell’ottica DNSH, consentendo di valutare se quanto prescritto dal credito Envision sia in qualche maniera correlato al principio espresso dalla Tassonomia. È altresì di supporto ai progettisti nell’acquisire utili indicazioni sulle modalità di applicazione effettiva di quanto espresso dal requisito DNSH. E, laddove il progetto è sviluppato secondo il Protocollo Envision e certificato da ICMQ, vi è anche la garanzia di una terza parte per quanto riguarda il raggiungimento del livello sul credito e quindi della misura di rispondenza al singolo criterio DNSH.
ICMQ, in linea con le indicazioni dei propri soci, che desiderano che gli utili della società siano reinvestiti nello sviluppo di servizi e attività che portino un beneficio ai settori nei quali ICMQ opera, ha sviluppato un manuale dal titolo “La valutazione DNSH per le infrastrutture e il protocollo Envision” proprio per contribuire alla crescita del settore costruzioni sul tema della sostenibilità e di aiutare fattivamente gli attori della filiera (stazioni appaltanti, progettisti e imprese) a implementare in modo corretto, ma soprattutto efficace, quanto richiesto dall’Europa per il rispetto dell’ambiente.

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