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Le emissioni di gas serra e le organizzazioni

Il tema dei mutamenti climatici compare sempre più spesso tra le notizie che leggiamo o sentiamo in televisione; basti pensare al periodo di siccità che abbiamo appena attraversato. Nella strategia next generation EU il tema della sostenibilità è centrale e, in questo ambito, la limitazione dell’immissione in atmosfera di gas clima alteranti ricopre un ruolo fondamentale.
Tra le aziende si diffonde ormai l’esigenza di comprendere quale sia il proprio impatto in relazione ai mutamenti climatici, al fine di individuare strategie di riduzione e, perché no, di comunicarlo al pubblico. Per chi ambisce a diventare carbon neutral (cioè ad emissioni zero) in maniera concreta ed affidabile, il passaggio è fondamentale: per compensare le emissioni legate a un’attività è necessario conoscerle.
A livello normativo esistono diversi strumenti: uno di questi è la carbon footprint, con cui si dichiara la quantità di gas serra emessa nel ciclo di vita di una determinata quantità di prodotto, sia esso un metro cubo di calcestruzzo, un trasformatore elettrico o un pacco di biscotti.

La Carbon neutrality per le organizzazioni
Un altro approccio consiste nel ragionare in termini di organizzazione: determinare cioè le emissioni di gas serra generate da un’azienda, non in relazione a uno specifico prodotto, ma in rifermento a un periodo temporale ben determinato (in genere un anno solare, ma potrebbe anche essere un periodo diverso). Per quelle aziende che non effettuano produzioni ripetitive, per esempio le imprese di costruzione o tutti coloro che sviluppano commesse sulla base delle esigenze del cliente, fare riferimento a una determinata “quantità di prodotto” avrebbe poco senso.
In questo caso la norma di riferimento è la UN ISO 14064-1:2019. Anche in qui si ragiona in nell’ottica del ciclo di vita, non limitandosi a quanto succede all’interno delle sedi aziendali. La norma chiede infatti di tenere conto di sei elementi:
- emissioni dirette: quelle generate direttamente dalla attività dell’azienda, come combustibili bruciati per il riscaldamento o per esigenze di produzione ed eventuali emissioni che si generano nell’ambito dei processi produttivi (decarbonatazione);
- emissioni indirette da energia importata: la produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili genera gas serra, questi devono essere presi in considerazione anche se l’azienda non produce direttamente l’energia elettrica che consuma;
- emissioni indirette da trasporto: includono tutte le emissioni legate a qualsiasi tipo di trasporto (materie prime, prodotti finiti, ma anche lavoratori che si recano al posto di lavoro) non operato direttamente dall’azienda ma affidato a terzi. Le emissioni dei mezzi di trasporto di proprietà sono conteggiate nell’ambito delle emissioni dirette;
- emissioni generate dai prodotti utilizzati dall’organizzazione (materie prime ecc…);
- emissioni generate dai prodotti realizzati dall’organizzazione: includono tutte le emissioni connesse con la vita del prodotto (es: una casa automobilistica dovrà tenere conto delle emissioni generate dai veicoli che produce e immette sul mercato);
- emissioni indirette da altre fonti.

L’analisi di significatività
Quantificare tutti i valori di emissione, specie per le indirette, non è semplice e potrebbe essere estremamente oneroso. Per questo motivo, prima di procedere con il calcolo, è necessario eseguire un’analisi di significatività con la quale si individuano tutte le possibili fonti e, sulla base di criteri oggettivi (per esempio, la rilevanza, la rendicontabilità, l’influenza che è possibile esercitare) si determina per quali “valga la pena” di rendicontare. L’analisi di significatività non può essere usata per escludere fonti che hanno un impatto significativo sul valore complessivo delle emissioni.
Il servizio di convalida offerto da ICMQ si svolge attraverso una valutazione della completezza dell’inventario definito dall’azienda e nella verifica dell’attendibilità dei valori che vengono comunicati. Questo processo prevede l’analisi dei dati di base utilizzati (fatture di fornitura di energia elettrica, combustibili, materie prime ecc…) e la valutazione delle stime effettate. Lo scopo è emettere un giudizio in merito alla correttezza dei risultati. La certificazione costituisce una garanza sia per l’azienda, che ha un riscontro sulla correttezza delle proprie valutazioni, sia per i destinatari per i quali un dato validato da un ente terzo e indipendente gode di una maggiore credibilità.

I progetti di compensazione
Come accennato in precedenza, la valutazione, certificata, delle emissioni può essere il primo passo per un processo di compensazione finalizzato ad arrivare ad essere una organizzazione “carbon neutral” cioè ad emissioni zero. Una volta determinato il quantitativo di emissioni legato all’attività dell’organizzazione è possibile aderire a progetti di compensazione, in sostanza è possibile acquistare dei “crediti di carbonio” che azzerano le emissioni. Quello dei progetti di compensazione è un mercato in forte sviluppo nel quale, prima di aderire, è importante valutare le credibilità delle compensazioni che sono proposte, ponendo attenzione al tipo di attività svolte, come ad esempio: riforestazione e alla tracciabilità delle quote di compensazione che si acquistano, si deve cioè evitare che il soggetto che gestisce il progetto venda più volte gli stessi crediti.
L’opinione pubblica manifesta una crescente attenzione al tema della neutralità climatica; lo dimostra il fatto che affermazioni tipo “abbiamo compensato tutte le nostre emissioni”, compaiano nelle strategie di comunicazione di produttori di cialde di caffè, di acqua in bottiglia, società di telefonia ecc... Quando si sentono affermazioni di questo tipo la domanda che sorge spontanea (almeno agli addetti ai lavori) è “ma chi lo dice che quello che stanno affermando è corretto?”. In un processo di questo tipo è facile incorrere, anche in buona fede, in errori, vuoi nella determinazione delle emissioni da compensare, vuoi nella scelta del progetto di compensazione. Anche in questo caso l’intervento di una “terza parte” competente e indipendente è fondamentale per garantire la credibilità di quanto affermato.
ICMQ è in grado di offrire anche questo tipo di servizio: oltre a verificare e confermare in quantitativo di gas serra emessi, è possibile certificare che le compensazioni acquistate provengono da progetti di compensazione affidabili e sono sufficienti a coprire le emissioni del periodo di riferimento.
Un settore che è sensibile a questa tematica, a poter cioè poter affermare di aver compensato le proprie emissioni e di poterlo dichiarare sulla base di un riscontro di parte terza, è quello delle produzioni televisive. ICMQ sta svolgendo questa attività per una serie che verrà trasmessa nella prossima stagione su una delle maggiori piattaforme di distribuzione a livello internazionale.

Leggi l'articolo su ICMQ Notizie n. 107

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ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.