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Ripartenza e semplificazione: come se fosse facile!

Ci eravamo lasciati nello scorso numero in piena pandemia con molte domande su come gestire le attività da remoto, trovando via via le soluzioni più adatte per continuare a lavorare e dare risposte adeguate ai nostri clienti. Ora il nuovo scenario che abbiamo davanti è un positivo superamento dell’emergenza sanitaria ma una grave situazione economica. Oggi la parola d’ordine è “ripartire”, sapendo che avremo accesso anche a risorse economiche che non avremmo mai pensato di avere a disposizione.
E’ un’opportunità che non possiamo non cogliere: sarebbe un vero disastro per i nostri figli. Non possiamo, tuttavia, sottovalutare alcune carenze strutturali. Pensiamo ai tempi di realizzazione delle opere pubbliche, incompatibili con i tempi di rendicontazione che chiede l’Europa per elargire i finanziamenti. Da qui l’altra parola chiave: “semplificazione”. Come se fosse facile! Non basta tagliare qualche procedura amministrativa per abbattere i tempi del fare italiano. Occorre capovolgere l’approccio. Ormai i controlli e le procedure ex ante sono così farraginose e articolate che si perde il vero fine, quello di costruire l’opera. Bisogna passare dalle prescrizioni alle prestazioni. E poi, con dei controlli ex post, non avere scrupoli con coloro che con dolo hanno approfittato della posizione dominante, siano essi soggetti pubblici o privati. Occorre un processo più agile, ma ben gestito da soggetti qualificati e competenti che hanno la capacità di assumersi la propria responsabilità, ma ai quali va tolta la spada di Damocle dell’abuso d’ufficio e del danno erariale. Bisogna creare delle Stazioni Appaltanti (e il maiuscolo non è un caso) che siano dotate di risorse adeguate, di strumenti idonei e che sappiano utilizzare le tecnologie digitali (comunemente chiamato Bim) per gestire l’appalto. Magari non moltissime ma che siano efficienti. Devono inoltre essere utilizzati strumenti che siano di supporto alla progettazione e realizzazione sostenibile delle opere, che utilizzino pratiche come lo stakeholder engagement (coinvolgimento delle parti interessate) per ridurre i rischi di contestazione e blocco delle opere, che vedano la compartecipazione alla gestione dell’appalto di tutti i soggetti, committente in primis, progettisti e impresa di costruzione. Il Protocollo Envision è un esempio di come questi strumenti aiutino a guidare il processo di realizzazione dell’opera, favorendo anche la trasparenza: infatti, laddove tutto è condiviso e aperto diventa difficoltoso introdurre comportamenti malavitosi. Anche la digitalizzazione favorisce la trasparenza: la compartecipazione al progetto e la disponibilità in cloud di tutti i documenti creano condizioni in cui è difficile fare sotterfugi. Competenza e innovazione nella gestione dell’appalto pubblico diventano le parole chiave. Gli strumenti per qualificare i soggetti pubblici e privati esistono, dalla certificazione del sistema di gestione Bim, alla certificazione dei Project Manager e dei Bim Manager, alla disponibilità di Envision Sustainability Professional che possono guidare i team di progetto. Quello che manca è il coraggio di prendere decisioni forti, da una parte perché la politica è debole e soggetta al consenso quotidiano, dall’altro perché esiste una casta di burocrati che vedono minato il proprio spazio di potere. Occorre una presa di coscienza della cosiddetta società civile, delle parti sociali e di quelle imprenditoriali che pretendano, in maniera forte, un cambio di passo. Non possiamo più aspettare se vogliamo salvare la nostra bella Italia.

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