
La sostenibilità conviene
Ultimamente si sono tenuti a Milano due eventi importanti che confermano ulteriormente quanto da noi affermato già nello scorso numero di ICMQ Notizie.
Nello scorso maggio ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ha presentato in un convegno dal titolo “Sostenibilità e competitività: un falso dilemma”, il “Rapporto di Primavera 2025” che offre un'analisi approfondita delle politiche necessarie per garantire un futuro sostenibile per l'Italia. Il rapporto, realizzato in collaborazione con Oxford Economics, esplora diversi scenari economici e le loro implicazioni per il paese. Si prevede che, se l’Italia accelererà la transizione ecologica e digitale, il PIL potrebbe aumentare del 1,1% nel 2035 e del 8,4% nel 2050 rispetto allo scenario di base. Questa previsione include anche una riduzione della disoccupazione e un miglioramento del rapporto debito/PIL.
Nel rapporto si dimostra anche che le aziende italiane che investono in pratiche sostenibili tendono a migliorare la loro produttività e solidità finanziaria. Per le imprese manifatturiere italiane l’Istat rileva una relazione positiva e non lineare tra la produttività del lavoro e l’attenzione alla sostenibilità: in particolare, ad un aumento dell’indice di sostenibilità ambientale corrisponde un “premio di produttività” che varia fra il 5% e l’8%, mentre una recente indagine condotta dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) mostra come le pratiche di economia circolare abbiano generato risparmi superiori a 16 miliardi di euro nei costi di produzione delle aziende manifatturiere. Dal punto di vista economico-finanziario, le “aziende circolari” mostrano anche una maggiore capacità di coprire i costi del debito grazie a risultati finanziari migliori, che consentono di aumentare gli investimenti e ridurre il livello di indebitamento.
Sempre sulla stessa lunghezza d’onda, a giugno è stato presentato il rapporto AIS, Associazione Infrastrutture Sostenibili, su “Il Valore della sostenibilità – Finanza, Economia, Infrastrutture”. In esso emerge con estrema chiarezza che non può esserci sviluppo senza sostenibilità, perché la sostenibilità crea competitività e valore economico: essa costituisce un imprescindibile investimento. I dati raccolti e messi in fila in maniera impeccabile e con grande efficacia dal giornalista economico Marco Panara lo dimostrano. In particolare vengono smentite le tesi che l’unica possibilità di ridurre le emissioni passi per una decrescita e che le scelte e gli investimenti da parte di aziende e gruppi che privilegiano la sostenibilità abbiano come conseguenza una riduzione della competitività sul mercato e riducano la profittabilità.
È invece esattamente il contrario: chi implementa politiche ESG, registra fatturato e marginalità maggiori, una crescente capacità di innovazione ed è facilitato nell’affrontare i mercati internazionali. Così come le loro quotazioni azionarie risultano superiori a quelle di aziende più conservative.
Inoltre, pianificare, progettare e realizzare infrastrutture sostenibili, per il ruolo che esse svolgono in termini di strumenti fondamentali per garantire competitività e crescita, significa dotarsi di un fattore moltiplicatore dell’economia e del benessere.
Queste due associazioni stanno svolgendo un ruolo culturale di fondamentale importanza per rafforzare la convinzione, dimostrata con dati oggettivi e numeri, che perseguire obiettivi generali di sostenibilità conviene alle imprese, al Paese e al Pianeta. Ci auguriamo che anche la politica se ne accorga.