News

La normativa europea per il BIM per le infrastrutture

Negli ultimi tre anni i lavori normativi in ambito BIM hanno conosciuto, come è certamente noto almeno agli addetti ai lavori, una notevole accelerazione.
A tal proposito, basti pensare che, in ambito CEN TC 442 (il Technical Committee del CEN con competenze in fatto di Building Information Modelling, appunto), da inizio 2020 a fine 2022, sono stati pubblicati ben 16 documenti (incluse le 3 linee guida sull’implementazione e applicazione delle EN ISO 19650 ed EN ISO 29481-1, ovvero i TR 17439, TR 17654 e TR 17741) e se guardiamo al work programme del comitato tecnico sono già in “pipeline” altri 13 documenti, tra i quali vi è sicuramente attesa per la prEN ISO 22014 “Library objects for architecture, engineering and construction” e la prEN “17632-2 “Semantic modelling and linking – domain specific modelling patterns”, attualmente under approval
Ha avuto forse meno pubblicità e risonanza il fatto che ad un filone particolare del BIM, quello delle infrastrutture (detto anche Infra BIM), è stato dedicato un gruppo ad hoc (il WG 6) che ha per altro già pubblicato ad inizio di quest’anno (l’8 febbraio scorso) un suo primo documento, che consiste in un technical report – il TR 17920:2023 – intitolato “BIM in infrastructure – Standardization need and recommendations” .
La BIM Community di ICMQ ha voluto, sin dall’estate scorsa, dedicare al tema dell’Infra BIM un’attenzione particolare, vedendo in esso uno dei campi più interessanti ed in sviluppo per gli anni a venire. Per la rivista ICMQ Notizie e per gli iscritti alla BIM Community abbiamo perciò incontrato, per parlare del TR 17920 del CEN, l’Ing. Roberto Redaelli di Harpaceas che ha seguito per UNI i lavori del TC 442 WG6.

Buongiorno Roberto, grazie innanzitutto per la disponibilità e, soprattutto, per aver monitorato e seguito per l’Italia le attività di drafting del CEN che hanno portato a questo nuovo documento. Rompiamo subito il ghiaccio spiegando, innanzitutto, i motivi e gli obiettivi per cui è stato creato il WG6 dedicato alle infrastrutture e quelli del technical report .
Come prima cosa grazie a ICMQ per aver voluto dedicare uno spazio per qualche riflessione su un TR che, pur non introducendo cambiamenti nella normativa, rappresenta comunque il risultato di un lavoro di brainstorming a livello europeo su un tema di aperto dibattito fin qui, poco sviluppato o, quantomeno, ancora da approfondire. Innanzitutto, l’idea di creare un Gruppo di Lavoro dedicato al BIM nelle infrastrutture nasce da un fatto oggettivo, più che da una percezione diffusa: cosa sia da intendersi per infrastruttura è un concetto ancora, per certi aspetti, vago. Ad esser più precisi, non è che manchino tentativi di definirla o classificarla nella normativa tecnica (vedi ad es. ISO 9000:2015, ISO 5007:2017 ed ISO 6701-1:2014) o nella letteratura tecnica; manca ancora, tuttavia, un’identificazione unica e condivisa di cosa configuri una costruzione come infrastruttura e, per la verità, non è nemmeno banale trovarla. Questa indefinitezza intrinseca del termine (che può abbracciare tante tipologie di infrastrutture, da quelle di trasporto a quelle energetiche, dalle facilities alle reti idrauliche) ha poi implicazioni dirette ed indirette, entrando nel merito delle applicazioni BIM, su una classificazione condivisa a livello internazionale e sulla semantica da adottare per gli oggetti digitali, anche alla luce dei legami relazionali eterogenei che questi ultimi hanno con altri modelli territoriali di contesto.
Oltre a proporre un indirizzo della definizione di infrastruttura riguardante le opere civili in generale (esclusi gli edifici), nello specifico lo scopo del TR (chiaramente in linea con quello del CEN/TC 442/WG 6) è stato quello di:
 Identificare gli stakeholders principali.
 Indagare le attività in essere in termini di standardizzazione per l’Infra BIM.
 Formulare la necessità di standardizzazione riguardo l’implementazione del BIM per le infrastrutture in Europa, attualmente non coperto dagli standard esistenti o in lavorazione.
 Formulare raccomandazioni sull'opportunità di sviluppare norme e, in caso affermativo, su come ciò possa essere fatto.

Se già la definizione di infrastruttura pone delle questioni interpretative, viene da immaginare che la medesima problematica si presenti per l’identificazione degli attori coinvolti nella filiera di riferimento (stakeholders) nonché, per andare più nel tecnico, delle fasi che costituiscono il flusso informativo della commessa e di quelle che disegnano il ciclo di vita dell’infrastruttura.
Esattamente. Anche se non in senso assoluto – la ISO 19650 già contiene comunque molti elementi, concetti e principi ampiamente validi, mutuabili ed applicabili anche al dominio infra – il settore specifico è bisognoso ed anche meritevole, per la strategicità che ricopre, per la complessità e per la delicatezza del tema, di una propria declinazione. È proprio su queste conclusioni di fondo che nasce il TR del CEN, che si propone essenzialmente di effettuare un benchmark internazionale sulle interpretazioni e letture che vengono date di questi ed altri argomenti. Nell’iter di redazione del documento è stato pertanto anche predisposto un sondaggio di 42 domande condotto a livello comunitario su una platea di soggetti individuati come “key stakeholders”, per indagare problematiche, criticità (reali o percepite) nell’adozione del BIM e grado di preparazione delle relative organizzazioni nell’applicazione delle norme già esistenti al settore specifico. In sintesi, come da scopo ufficiale, il TR si propone di fornire al mercato un’analisi sullo stato dell’arte della standardizzazione per il BIM nelle infrastrutture, per arrivare a formulare delle raccomandazioni circa la necessità di sviluppare nuovi standard e, in caso affermativo, su come farlo.

Prima di commentare almeno qualcuno dei punti del TR che lei ritiene più interessanti, quali evidenze principali sono emerse nel corso del sondaggio effettuato tra gli stakeholders?
In massima sintesi, senza dilungarsi sulle note metodologiche della survey, va detto che per via della specificità del tema, la partecipazione al sondaggio si è concentrata sia per geografia che per tipologia di soggetti che hanno fornito risposta, con una prevalenza dei Paesi del centro-nord Europa e di realtà aziendali medio grandi. Il risultato, tuttavia, non tradisce questa disomogeneità di fondo; a dispetto di quelle che potrebbero essere le aspettative su una platea che verrebbe da pensare come “alfabetizzata” sopra la media, è comunque risultato che:
1) gli standard esistenti non sono tuttora familiari a molte parti interessate
2) secondo i più, gli standard esistenti non sono rilevanti per l'intero ambito dei loro progetti (a causa anche di una non totale compatibilità dei software con lo standard IFC 4.3)
3) vi è comunque la necessità di formazione e istruzione, in aggiunta alla guida esistente su ISO 19650, su concetti come il piano esecutivo BIM, nonché la necessità di completare IFC 4.3, di preparare eventualmente una nuova guida che identifichi la connessione tra ISO19650, IFC e gli standard GeoXML

Tutto il mondo è paese verrebbe da riassumere. Legati al mondo infra-BIM, ci sono in particolare alcuni argomenti a cui, nella BIM Community di ICMQ, abbiamo finora dedicato una particolare attenzione. Per cominciare, può dirci qualcosa sulle indicazioni contenute nel TR, se ve ne sono, in fatto di compatibilità tra le fasi previste dalla ISO 19650 con il ciclo di vita tipico di un’infrastruttura?
All’interno del TR vengono identificate sette fasi del ciclo di vita (“common stages”) di un progetto infrastrutturale. Esse sono state concordate dal WG6 come punto di vista comune del settore AEC e delle infrastrutture, ottenuto attraverso la revisione di una molteplicità di piani di lavoro e riferimenti normativi nazionali e del settore.
Con riferimento alla parte 2 della ISO 19650 ciascuna di tali fasi incorpora le attività intraprese per singolo incarico: dall'invito a presentare offerte sino alla chiusura del progetto. Ciò risponde alle esigenze del BIM per le infrastrutture, indipendentemente dal numero di fasi del ciclo di vita ipotizzate.
Inoltre, relativamente alla parte 3 della ISO 19650, ciascuna delle fasi comuni del ciclo di vita incorpora le attività di gestione delle informazioni, in particolare per quanto riguarda le fasi di consegna, operatività e demolizione.
Entrambe le considerazioni evidenziano una generale e corretta rispondenza di tali norme alle esigenze del BIM per le infrastrutture, indipendentemente dal numero di fasi del ciclo di vita ipotizzate.
D’altro canto, sempre relativamente alla serie ISO 19650, l’implementazione di ulteriori raccomandazioni, alimentate da esempi specifici relativi a progetti infrastrutturali, potrebbe costituire un'utile estensione per aumentarne l'adeguatezza per il settore infra.

La scorsa estate abbiamo organizzato 2 webinar focalizzati su tre temi che, nei prossimi mesi, andremo sicuramente a riprendere; mi riferisco alla classificazione degli elementi, ai requisiti di modellazione e ai format, che nel loro insieme costituiscono i tre pilastri su cui costruire una metodologia condivisa ed uniforme per la gestione delle informazioni, lungo tutto il processo di filiera. Il TR dice qualcosa su questi argomenti?
Nel processo di analisi dello stato dell’arte per il dominio infrastrutturale, il WG6 ha voluto sondare e raccogliere una molteplicità di elementi funzionali per evidenziare le tematiche in questione.
Ciò ha portato alla condivisione, da parte degli esperti coinvolti nella redazione del TR, di preziosi contributi legati a processi collaborativi in essere, standard di requisiti informativi e casi d’uso. Molte di tali informazioni sono spesso state filtrate per individuare un punto di vista sintetico da trasferire al lettore, ma hanno comunque mantenuto loro dignità nel TR, seppure posizionate all’interno degli Annex come approfondimenti a disposizione.
Tra gli elementi in questione va sicuramente citato il pregevole approccio scandinavo proposto da buildingSMART Finland e relativi common InfraBIM Requirements, veri e propri pilastri nel processo di modellazione informativa infrastrutturale e standard aperti associati (InfraModel, IFC…).
Non da ultimo il tema della classificazione, che si lega fortemente alla modellazione informativa e che rappresenta la base per un efficace information management.
Tramite i sistemi di classificazione è infatti possibile identificare e gestire caratteristiche comuni, gruppi o classi di elementi. La necessità di classificazione sorge nell'ambito dell'acquisizione dei dati, della gestione delle informazioni, dell'analisi e nel contesto del processo decisionale. Inoltre abilita il trattamento dei dati per scopi differenti.
In questo senso il TR dedica particolare attenzione agli standard per gli schemi di classificazione dell’ambiente costruito, tra i quali EN ISO 12006-2 e la serie ISO IEC 81346 che supportano l’identificazione dei sistemi e dei componenti anche in base alla loro funzione.

Non potendo qui, in questa nostra intervista, approfondire oltre questi ultimi temi, è lecito comunque concludere dicendo che il TR ha senz’altro gettato le basi per un programma di lavori del WG6 nei prossimi anni, vista anche la crescente centralità del settore infrastrutturale nei piani di investimento comunitari.
Mi trovo d’accordo: il technical report non poteva d’altra parte andare oltre, per il momento, rispetto a ciò che abbiamo detto, ovvero un’analisi sullo stato dell’arte che tracci il perimetro entro il quale muoversi per sviluppare e meglio definire terminologie e metodologie per un comparto che ha, come sappiamo, le sue specificità e peculiarità.

Roberto, grazie nuovamente per queste anticipazioni sul report del CEN e per il lavoro fatto come esperto italiano; l’auspicio è di poter tornare a parlare presto di questi temi, insieme a lei, all’interno della BIM Community di ICMQ, invitandola fin da ora ad uno dei webinar che periodicamente ICMQ organizza per gli esperti BIM sulla piattaforma workspace.
Sono io a ringraziare voi e a complimentarmi per il progetto di Community: per diffondere la cultura e le conoscenze BIM sono indubbiamente utili anche iniziative come la vostra tra coloro i quali, addetti ai lavori, vivono quotidianamente tutto ciò che riguarda l’applicazione delle tecnologie digitali al settore delle costruzioni.

Leggi l'articolo su ICMQ Notizie n. 109

indietro

Condividi

ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.