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La sostenibilità già core business di SITEB

Intervista al Direttore di SITEB: Stefano Ravaioli
Siteb è tra i Soci di ICMQ presenti già da molti anni. Associazione molto attiva rispetto ai temi ambientali tanto da farsi promotrice dei CAM strade, ha avuto anche la prontezza di confrontarsi a livello internazionale..

Sostenibilità, digitalizzazione ed economia circolare/end of waste sono temi centrali di sviluppo, nei prossimi anni, anche nel settore di Vostra afferenza. Qual è il Vostro punto di vista rispetto ai cambiamenti in atto?
SITEB – strade italiane e bitumi, è l’associazione tecnica di riferimento per quanto riguarda la strada, avendo al suo interno tutti i principali operatori del settore (produttori e rivenditori di bitume, imprese stradali che curano la realizzazione e la posa in opera dei materiali, costruttori di macchine e impianti specifici del settore, laboratori di prova e controllo sui materiali, produttori di additivi e prodotti per l’asfalto). Il mondo SITEB è ampio e rappresentata l’intera filiera collegata alla realizzazione di una infrastruttura stradale. Ma è nel bitume che SITEB ha il suo “core business” e il bitume da cui deriva l’asfalto (conglomerato bituminoso) è 100% riciclabile e riutilizzabile all’infinito. Questa caratteristica tipica del bitume fa sì che tutti i prodotti che lo contengono siano in qualche modo nuovamente recuperabili. Una strada d’asfalto, per esempio, può essere rifatta infinite volte riutilizzando il medesimo materiale che la compone, senza ricorrere a nuovi aggregati vergini e senza aggiungere nuovo bitume. Quindi senza distruggere montagne e senza importare troppo petrolio. Il fresato d’asfalto, ovvero il materiale proveniente dalla demolizione di una pavimentazione stradale è totalmente riciclabile: non solo permette di recuperare il contenuto di pietre e pietrischi ma anche il potere legante del bitume. Questa caratteristica lo rende unico fra tutti i rifiuti da C&D. Il bitume vecchio e ossidato, presente nel fresato, con un po’ di calore e qualche goccia di additivo rinviene e ritrova totalmente il suo potere legante e impermeabilizzante, cosa questa che il cemento, nelle macerie da calcestruzzo non può assolutamente fare! Ci sono poi tutte le tecnologie “a freddo” che riducono le emissioni di CO2 anche del 96% rispetto a quelle tradizionali e che comportano anche una forte riduzione dei costi energetici. Per questo motivo la sostenibilità ambientale del fresato, del bitume e dell’asfalto è elevatissima e consente fortissimi risparmi economici. Economia circolare e sostenibilità ambientale sono obiettivi ben presenti nell’Agenda 2030 della UE ma il mondo SITEB li ha già raggiunti. Proseguire su questa strada, introducendo anche la digitalizzazione e un maggior ricorso all’EPD e un allineamento verso gli ESG, saranno le linee guida SITEB per l’immediato futuro.

Col tempo si sono diffusi i temi della sostenibilità, tra cui, recentemente, il concetto del life cycle assessment dell’opera; si sono fatti strada e si stanno definendo strumenti oggettivi di misurazione di questi aspetti. Vista la vostra esperienza anche in campo internazionale, quali sono le strategie e le iniziative messe in atto da Siteb?
I CAM strade, attesi da almeno 8 anni, e non ancora pubblicati, sarebbero uno strumento semplicissimo e di grande aiuto strategico nell’ottica di supportare la sostenibilità ambientale, se i criteri premianti per realizzare una pavimentazione stradale si riferissero semplicemente ai seguenti parametri:
1) realizzare una strada utilizzando quanto più possibile materiale di recupero idoneo (il migliore è il fresato d’asfalto proveniente dalla stessa strada d’origine):
2) utilizzare materiali che, oltre che perfettamente idonei sotto il profilo tecnico, siano a loro volta nuovamente riciclabili (altrimenti il processo si ferma ma anche per evitare che la strada diventi la pattumiera di tutti i rifiuti);
3) privilegiare al massimo prodotti e tecnologie che consentono la massima riduzione energetica (cere additivi, tecnologie warm e fredde; oggi ce ne sono tantissime e tutte molto valide);
4) inserire per la pavimentazione finita, come criterio premiante la fono-assorbenza e la ridotta rumorosità (tutti gli altri elementi collegati alla prestazionalità sono ovviamente già obbligatori).

L’LCA è uno strumento valido ma non sempre di facile applicazione, inoltre troppo spesso si presta ad essere manipolato in relazione agli obiettivi che si vuole raggiungere. Ciò purtroppo crea dei grossi problemi per cui andrebbe semplificato e correttamente inquadrato nelle varie fasi che compongono lo studio. Studi di LCA commissionati a diversi operatori sul medesimo materiale, portano a risultati diversi. Questo non deve succedere. L’associazione si batterà anche per questo.

Leggi l'articolo impaginato su ICMQ Notizie n. 108

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