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Cagema: 30 anni di storia industriale

Intervista a Riccardo Ricci – Direttore CAGEMA

Cagema, Associazione dell’industria italiana della calce, del gesso e delle malte, è tra i Soci Effettivi di ICMQ dal 2004. E’ stata fautrice di iniziative volte ad innalzare il settore della produzione della calce, del gesso e delle malte. Dalla promozione delle linee guida sulla sicurezza negli impianti di produzione di pertinenza, fino alla più recente attività informativa e formativa sui Cam-Edilizia.

Può trarre una sintesi di questo percorso e della crescita culturale e qualitativa del settore di riferimento della Vostra Associazione?
È stato deciso di chiudere Cagema. Sono quindi particolarmente contento di questa intervista che considero il canto del cigno, una sorte di testamento prima della chiusura. Questa intervista sarà probabilmente l’ultimo atto di Cagema. Cagema è stata fondata nel 1994 dallo scioglimento di Assocemento, per tutelare gli interessi delle aziende della calce, del gesso, e delle malte sul piano tecnico-economico. Entrai in Assocemento nel 1990 e ho partecipato alla creazione di Cagema: sono, quindi, oltre 30 anni che lavoro per questi settori industriali e sono testimone della radicale trasformazione che il mondo industriale ha avuto in questo periodo.
Oltre a sviluppare un sistema di relazioni industriali, Cagema ha sempre cercato di promuovere cultura di impresa e di mercato, per lo sviluppo e la crescita delle aziende rappresentate. Quelle della calce, del gesso e delle malte, sono aziende piccole e operanti in un mercato tradizionale e conservativo. Per questo, abbiamo faticato, e non poco, a far capire che i sistemi di gestione qualità non devono essere visti come un mero costo ma come un’opportunità di crescita. Oggi i sistemi serie ISO 9000 e 14000 sono dati per scontati ma non era così 15 anni fa. L’ingresso di Cagema in ICMQ è stato proprio uno degli step di questo percorso. All’inizio ci siamo avvicinati ad ICMQ per la marcatura CE ma, e da subito, ci siamo dovuti occupare della Direttiva ETS e della verifica delle emissioni di CO2. Abbiamo prodotto insieme delle linee guida per la verifica delle emissioni di processo - la calce si produce separando ad alte temperature la CaO dalla CO2 -, stabilendo delle procedure di campionamento e di analisi di laboratorio. Sono delle linee guida utilizzate ancora oggi senza modifiche, segno che abbiamo fatto un buon lavoro. Ci sono poi state tante altre sfide e tante ne nascono continuamente, i mercati sono sempre più esigenti e spesso le etichette ambientali ed energetiche sono necessarie per stare sul mercato, ed ecco quindi la certificazione ambientale di prodotto EPD, la carbon footprint, fino ad arrivare al BIM. Ci siamo anche occupati della certificazione volontaria dei posatori del cartongesso, definendo un processo di certificazione: per legge la certificazione deve essere emessa da un ente terzo accreditato. È stato questo un progetto che ha avuto poco successo per carenza di domanda principalmente e anche perché, ritengo, non possiamo chiedere il rinnovo periodico della certificazione a questo tipo di maestranze. Le certificazioni come queste funzionano solamente quando si introduce un obbligo formativo come per i cappotti o quando, ed è il futuro, saranno le imprese di costruzione a richiederlo. È una cosa su cui dobbiamo riflettere. Le sfide sul mercato diventano sempre più specialistiche, e per questo le aziende, ma anche le Associazioni che le rappresentano, devono avere personale dedicato. Questo è il motivo per il quale il settore del gesso e quello della calce si dividono e faranno nascere altri soggetti associativi. Ho la speranza di continuare a sedermi al tavolo ICMQ in altra veste ed ora, soffermandomi a pensare alle cose fatte insieme, mi accorgo di quanto culturalmente si è evoluto il mondo delle imprese e delle costruzioni. ICMQ su questo ha avuto e avrà un ruolo importantissimo.


Col tempo hanno sempre più preso piede i temi della sostenibilità e, recentemente, dell’economia circolare. Quali sono le strategie e le iniziative messe in campo da Cagema?
credo che l’Italia sia l’unico Paese europeo ad aver introdotto i CAM e non vuole essere una critica, tutt’altro. In ICMQ abbiamo avuto forti discussioni sulla definizione di sottoprodotti e nel considerare tali gli sfridi di produzione, ma alla fine abbiamo trovato una posizione comune. La nuova versione in bozza, ancora non uscita ma discussa in riunioni tra Confindustria e il Ministero, esclude l’autodichiarazione del contenuto di materiale riciclato da parte di fornitori, come è nella versione attualmente in vigore. Bene, i produttori di cartongesso non riescono ad ottenere dai produttori del cartone, tutte fabbriche non in Italia, e da alcuni produttori di acciaio la certificazione da parte di un ente terzo o l’EPD. Significa che sul campo della difesa ambientale e dell’economia circolare l’Italia è decisamente avanti in Europa. Gli EOW (End of waste), tra l’altro, prevedono che gli impianti di recupero applichino la Iso 9001 e favoriscono quelli con EMAS o Iso 14001: significa che la certificazione dei sistemi di gestione è diventata oramai parte integrante della legislazione ambientale. La sostenibilità è diventata pilastro dell’economia circolare e bene ha fatto ICMQ a sviluppare nuove certificazioni come Make It Sustainable o come l’asseverazione ambientale autodichiarata. I produttori di gesso sono impegnati da qualche anno a cercare soluzioni al recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione. Il gesso è l’unico tra i leganti da costruzione a poter essere riciclato e a tornare completamente gesso. Valutiamo, tanto per dare un ordine di grandezza, in circa 150.000 t/a il quantitativo di rifiuto di cartongesso recuperabile e in 2 milioni di tonnellate il fabbisogno di gesso per la produzione di manufatti in gesso e per la produzione di cemento (il gesso viene aggiunto nella misura del 3-4% al clinker per produrre il cemento). Il gesso recuperato potrebbe essere completamente riciclato. Il problema è che mancano gli impianti di recupero gesso, ne abbiano censito solamente 7 in tutta Italia e, tranne uno, tutti nel Nord Italia. Il recupero del gesso prevede un impianto complesso dove non è facile separare il cartone dal gesso e attualmente gli impianti di recupero hanno difficoltà a creare un prodotto con le caratteristiche idonee ai cicli del cemento e dei manufatti in gesso. Molto dipende dalla selezione a monte del rifiuto, ed in particolare dal rifiuto proveniente dalla demolizione. Su questo punto vedo con favore le attività di ICMQ nel definire linee guida alla demolizione e curando la formazione delle maestranze. Come Associazione stiamo studiando la possibilità di costituire un Consorzio, tipo CONAI, per favorire la nascita di nuovi impianti di recupero e per chiudere il cerchio della sostenibilità. È un percorso ancora lungo ed è la sfida principale, in prospettiva, del settore del gesso.

Leggi l'articolo impaginato su ICMQ Notizie n. 105

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ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.