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La voce ai professionisti certificati da ICMQ

Intervista a Diego Frizzi, BIM Manager della linea di business “Sustainable Infrastructures” di Saipem S.p.A.

Dove ha origine la sua scelta di diventare BIM Manager?
Ci sono diversi fattori che hanno contribuito a spingermi a prendere la certificazione come BIM Manager.
Diciamo innanzitutto per un interesse personale verso l‘information management applicato ai progetti.
Poi ho notato, nel tempo, come un numero sempre maggiore di clienti, sia nazionali che internazionali, iniziasse a chiedere nei bandi di gara requisiti in ambito BIM: o sulle strutture dati o relativamente ad esperienze pregresse o sulla modellazione.
La normativa è poi stata chiaramente un ulteriore impulso che mi ha spinto verso la certificazione: se pensiamo all’Italia, ad esempio, il Codice dei Contratti ha introdotto nel 2016 “l’uso dei metodi e strumenti elettronici specifici” e ne ha indicato la progressiva obbligatorietà tramite il decreto n. 560/2017 (cosiddetto decreto Baratono) poi aggiornato dal decreto 312/2021.
Anche la società per cui lavoro ha riconosciuto la necessità di avere figure certificate in ambito BIM, proprio per soddisfare le richieste del mercato in tale ambito, con particolare riferimento, nel mio caso, alla realizzazione di infrastrutture di trasporto come ferrovie e strade, ed ha quindi previsto per me ed alcuni altri colleghi un percorso di formazione che si è concluso con l’ottenimento della certificazione presso ICMQ.
Come ulteriore punto aggiungerei infine che, informandomi in modo autonomo sugli standard internazionali e sulle esperienze in Paesi in cui l’approccio BIM era più maturo, ho compreso come l’introdurre i processi BIM nei progetti infrastrutturali potesse portare vari benefici, come ad esempio quelli in termini di coordinamento tra le discipline, permettendo anche un maggior controllo sui dati e sulla qualità dell’informazione.

Quali vantaggi ha ottenuto dalla certificazione come BIM Manager?
Dal punto di vista personale ho potuto approfondire argomenti, tramite il percorso di formazione intrapreso, che avevo iniziato a studiare in modo autonomo. Inoltre, ho avuto la possibilità di affrontare temi di carattere più generale che il BIM manager deve conoscere, anche se poi non li approfondirà durante la pratica lavorativa: ad esempio, pur non modellando, il BIM manager deve riconoscere i limiti e le potenzialità dei software e degli hardware, e poi deve conoscere gli standard relativi alla sicurezza e protezione dei dati.
Inoltre, lavorando in una grande azienda, il beneficio per la società è quello di poter partecipare con maggiore consapevolezza a gare in Italia con bandi che includono capitolati informativi come previsti dalla norma UNI 11337, e a gare internazionali in cui sono richieste specifiche competenze in ambito BIM.
In generale mi sentirei di dire che il professionista certificato, o l’azienda con professionisti certificati, ha l’opportunità di distinguersi dai competitor, promuovendo il proprio know-how, competenze, conoscenze. Inoltre, la certificazione, nei confronti di terze parti, è una garanzia che una persona svolga una determinata attività nel rispetto di criteri riconosciuti e verificati.


Come vede il futuro delle figure professionali legate al BIM?
Ritengo che le figure professionali legate al BIM saranno sempre più richieste, anche se distinguerei tra breve-medio e lungo termine.
Mi spiego meglio: nel breve-medio termine mi aspetto che tutte le figure legate al BIM, per intenderci quelle introdotte dalla norma UNI 11337 parte 7, ovvero BIM manager, CDE manager, BIM coordinator, BIM specialist, saranno effettivamente molto richieste, anche su impulso di programmi ed obiettivi esistenti a livello nazionale, sia in ambito pubblico che privato: si pensi ad alcune tematiche del PNRR ed ai processi di rinnovamento dei flussi di lavoro che molte aziende di ingegneria e costruzione hanno intrapreso, senza dimenticare la spinta della normativa.
Nel lungo termine mi aspetterei, mediamente, che le competenze proprie di alcune figure BIM, in particolare quelle che maggiormente sono impegnate a progetto come il BIM specialist -che può contribuire alla creazione del contenuto informativo dei progetti- ed il BIM coordinator -che assicura il corretto svolgimento dei processi nei progetti ed assicura la risoluzione di eventuali interferenze ed incoerenze- possano essere assorbite e ricomprese all’interno di altre figure, come ad esempio quella del progettista o del coordinatore tecnico del progetto. In tal modo, tali figure potrebbero avere il pieno controllo di ciò che progettano e coordinano, anche dal punto di vista informativo. Molto dipenderà secondo me anche dal progresso degli applicativi specifici (software di progettazione, di authoring, di coordinamento) e dalla loro semplicità di utilizzo nonché dalla loro integrazione ed interoperabilità.
Per le altre figure BIM ritengo che il “pericolo” di assorbimento delle proprie competenze distintive in altri ruoli sia minore, in quanto si tratta di figure non “a progetto” ma di più ampio respiro, che possono ritagliarsi un ruolo all’interno dell’organizzazione di un’azienda, al pari di altre discipline o funzioni.
Quello sopra è il mio pensiero, quindi chiuderei con una citazione: “È difficile fare previsioni, specialmente quando riguardano il futuro” (George Bernard Shaw).

Leggi l'intervista su ICMQ Notizie n. 105

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