
Prosegue l’affermazione del marchio CSC
Lo scorso 14 ottobre si è svolta a Woerden in Olanda l’annuale assemblea generale del Concrete Sustainability Council (CSC), l’associazione che raduna i primari attori del settore del cemento e del calcestruzzo a livello internazionale: società produttrici, associazioni di categoria dei produttori e organismi di certificazione di terza parte, tra cui ICMQ per l’Italia, designati ad effettuare le verifiche per il rilascio della certificazione CSC.
Questa certificazione è attualmente la sola esistente in grado di restituire una valutazione del livello di sostenibilità di un calcestruzzo prodotto da un’azienda, in quanto prende in considerazione tutti e tre i fattori (aspetti ambientali, sociali ed economici), cui ci si dovrebbe sempre riferire quando si guarda alla valutazione della sostenibilità. A questi tre ambiti sono poi affiancati ulteriori valutazioni relative alla gestione dei processi (ed in particolare quello di approvvigionamento dei materiali) e alla valutazione del contributo alla sostenibilità proveniente da filiere del cemento e degli aggregati certificate.
Nel corso degli interventi che si sono susseguiti nella giornata, come di consueto è stato fatto il punto sullo stato di salute dell’associazione, e degli sviluppi tecnici realizzati e di prossimo sviluppo.
Analizzando i dati (aggiornati al mese di novembre) dei certificati emessi (fig. 1),


si può notare come seppur l’emergenza pandemica abbia fisiologicamente provocato un rallentamento di quel trend di crescita nel settore cui si è assistito negli anni precedenti, ciò nonostante il volume delle certificazioni emesse nel 2021 con tutta probabilità pareggerà quelle rilasciate nel 2020. L’Italia sale dal 6° al 4° posto per numero di certificazioni, quantunque siano la Germania e l’Olanda a detenere la consistente maggioranza degli impianti certificati. Tra le tipologie di certificati CSC, la maggioranza è sempre quella rivolta ai calcestruzzi prodotti nei singoli impianti di betonaggio, cui seguono, le certificazioni rilasciate ai fornitori di aggregati e a quelli dei cementi.
Anche il lavoro di sviluppo dello schema non si è arrestato. Nel corso dell’anno il Technical commitee del CSC ha portato a termine la definizione e pubblicazione della nuova versione 2.1 del Manuale tecnico, l’implementazione di una serie di nuovi schemi di certificazione rivolti a cementerie e ai centri di macinazione, agli impianti mobili di betonaggio, agli impianti di produzione di aggregati riciclati, agli impianti di frantumazione degli aggregati e agli aggregati di origine marina. E’ stato creato il modulo aggiuntivo al certificato CSC (R-module) per attestare anche il contenuto di materiale riciclato presente nel calcestruzzo certificato. Ulteriori evoluzioni sono già in corso di sviluppo e vedranno la luce anche nel 2022.
Avanzamenti sono avvenuti anche nell’ambito del riconoscimento dello schema CSC da parte di altri protocolli internazionali per la valutazione della sostenibilità. Quelli relativi agli edifici (il tedesco Dgnb e l’inglese Breeam), e quello relativo alle infrastrutture (l’americano Envision), avevano già riconosciuto fattivamente il valore del marchio CSC. Nel corso dell’anno questo è anche avvenuto da parte dello schema Leed americano, per quanto solo parzialmente, relativamente al Pilot Credit “Social Equity within the Supply Chain”. Per il CSC questo rappresenta solo un primo passo, verso l’obiettivo di raggiungere un riconoscimento più ampio e con esso una maggiore diffusione anche sul mercato nord americano.
La corsa del brand CSC non si è quindi arrestata ed anzi è destinata sempre più a crescere, anche sul mercato italiano, data la forte attenzione ad esso riservata da Federbeton e dai principali produttori nazionali.