Materiali durevoli e certificati: la chiave per un’edilizia sostenibile
Intervista a Luigi Di Carlantonio, Vice Presidente di Confindustria Ceramica e Presidente del Raggruppamento Laterizi
Confindustria Ceramica, insieme ad ANDIL, è tra i Soci di ICMQ presenti fin dai primi anni dalla sua costituzione. Pioniera rispetto ai temi ambientali legati ai materiali da costruzione, alla loro durabilità e prestazione, si è già confrontata anche a livello internazionale rispetto a ambiti. Sostenibilità, digitalizzazione ed economia circolare sono temi centrali di sviluppo, nei prossimi anni, del settore delle costruzioni. Qual è il Vostro punto di vista rispetto ai cambiamenti in atto?
Durabilità e stabilità delle prestazioni tecniche sono caratteristiche peculiari dei materiali ceramici, che nella fase d’uso degli edifici assicurano vantaggi ambientali ed economici non trascurabili per la valutazione della sostenibilità dell’opera edilizia complessiva. Anche nella fase del fine vita, i prodotti ceramici possono essere riutilizzati o riciclati nell’ottica dell’economia circolare, così da risparmiare le materie prime ed efficientare la gestione dei rifiuti.
Nell’analisi dell’intero ciclo di vita, quindi, i materiali dell’industria ceramica risultano vincenti grazie a tali prerogative che vanno tuttavia maggiormente riconosciute a livello politico/normativo e valorizzate ulteriormente anche sul mercato.
Negli ultimi anni, purtroppo, va detto che le problematiche ambientali sono state affrontate, anche a causa di politiche europee non condivisibili, con azioni basate più su slogan che su strategie strutturate, e con atti poco finalizzati ad una concreta e realistica riduzione degli impatti ambientali. È stata dunque incautamente favorita la promozione di prodotti e settori industriali dichiaratisi “verdi”, sfruttando una comunicazione superficiale e non verificabile. Biologico, naturale, carbon neutral sono attributi spesso assegnati impropriamente e semplicisticamente utilizzati per la misura della sostenibilità, che non può prescindere dall’analisi del ciclo di vita.
È più che mai necessario, adesso, riportarci ad una visione più seria e attendibile che valorizzi un approccio rigoroso invece di uno parziale, che tende a ridurre il tema della sostenibilità a limitati e, a volte, irrilevanti aspetti.
Sicuramente, in tale contesto, la digitalizzazione può supportare in maniera efficace la complessità della materia, attraverso una ottimizzazione delle informazioni relative ai prodotti e alle opere da costruzione, ma non soltanto in ambito ambientale con riferimento anche a tutti i requisiti e le richieste normative.
Col tempo hanno preso piede i temi della sostenibilità e, recentemente, dell’economia circolare; si sono fatti strada e si stanno definendo strumenti oggettivi di misurazione di questi aspetti. Vista la vostra esperienza anche a livello internazionale, quali sono le strategie e le iniziative messe in campo da Confindustria Ceramica?
È noto che la durabilità dei prodotti da costruzione è uno dei fattori chiave per il conseguimento della sostenibilità e la riciclabilità dei materiali e per il successo dell’economia circolare in edilizia. Per questo il settore ceramico ritiene particolarmente utile lo strumento delle Dichiarazioni ambientali di prodotto (EPD, Environmental Product Declaration) basate sull’ analisi dell’intero ciclo di vita (LCA) dei materiali e che tengano conto della fase d’uso e del fine vita.
In linea con lo standard europeo EN 15804, le EPD permettono di certificare materiali come il laterizio e la ceramica che hanno origine naturale, durabile nel tempo e che non contengono né disperdono sostanze tossiche durante il loro ciclo di vita. Con le EPD è possibile misurare la sostenibilità attraverso un indicatore numerico: la qualità ambientale dei prodotti ceramici, espressa da valori di impatto riportati nella dichiarazione stessa.
Insieme alla Federazione europea Cerame Unie si sta lavorando anche al riconoscimento ufficiale e alla pubblicazione a livello CEN delle specifiche PCR (Product Category Rules) per i prodotti da costruzione, in particolare dei laterizi; queste formulano precisazioni riguardo lo svolgimento di un’analisi di ciclo di vita (dalla culla alla tomba) per l’apposita categoria di prodotto, assicurando l’armonia e la confrontabilità dei risultati al fine di ottenere il potenziale impatto ambientale.
Un’altra iniziativa sviluppata da Confindustria Ceramica che va nell’ottica della digitalizzazione circolare dei prodotti da costruzione è costituita dai “Disciplinari BIM” per le piastrelle di ceramica e per i laterizi: sono state redatte linee guida per la realizzazione e la pubblicazione degli oggetti (prodotti/sistema) BIM delle aziende dei due comparti industriali.
L’informazione (non solo tecnica) dei disciplinari è articolata per ogni fase del ciclo di vita dei prodotti ceramici: estrazione della materia prima, fabbricazione, distribuzione, applicazione, esercizio, dismissione, riciclo o eventuale riuso. Il monitoraggio dei dati e, in particolare, degli indicatori di sostenibilità ambientale è un aspetto strategico su cui si basano i disciplinari. In particolare, i “Disciplinari BIM” per le piastrelle di ceramica e per i laterizi consentono l’archiviazione dei dati e degli indicatori di sostenibilità ambientale, in considerazione delle specifiche peculiarità dei materiali ceramici. Infatti, è stato predisposto un apposito PropertySet “EnvironmentalSustainability” per la raccolta trasparente di informazioni e caratteristiche tecniche di sostenibilità, comuni al settore ceramico.
L’attenzione di Confindustria Ceramica alla sostenibilità ha infine portato alla campagna ‘Ceramics of Italy for Sustainability’, orientata ad approfondire e razionalizzare, su scala nazionale ed internazionale, la conoscenza delle dinamiche in essere all’interno del settore e delle imprese, così come la percezione da parte del mercato dei prodotti e delle soluzioni del ‘Ceramics of Italy’.