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Crescere professionalmente con il BIM

In occasione dell’avvio della BIM Community per tutti coloro che hanno acquisito una certificazione professionale BIM con ICMQ secondo la norma UNI 11337-7, si è provveduto a lanciare un sondaggio al fine di acquisire alcune informazioni e indicazioni utili a favorire un dibattito e un confronto condiviso sulle principali opportunità e criticità oggi presenti nel mercato delle professioni collegate all’applicazione del BIM.
Rispetto ai 594 professionisti che dispongono di una certificazione ICMQ secondo la norma UNI 13337-7 - su un totale di 859 – hanno risposto al sondaggio 127 persone, corrispondenti al 21,4% del totale.

Crescere professionalmente
Dal sondaggio emerge come il valore della certificazione sia strettamente legato a poter vedere riconosciuta la propria professionalità attraverso un’oggettiva modalità di qualificazione (88%). Altre motivazioni, compresa quella di avere dei punteggi maggiori nella partecipazione a bandi di gara (7%) restano marginali.
Un aspetto fondamentale in questo processo di crescita riguarda l’aggiornamento che per la maggioranza dei rispondenti andrebbe acquisito attraverso:
workshop tematici (42%) e con la condivisione all’interno di gruppi specializzati (28%)
blog e forum/gruppi e la consultazione di portali sul web (53%) e attraverso il ricorso alla letteratura esistente e attingendo da esperti (18%)
un’attività di aula, ma solo per il 35%.

Sono soprattutto 2 gli ambiti indicati al fine di migliorare la propria professionalità:
aumentare le occasioni di confronto con esperti (22%)
approfondire la questione dell’interoperabilità tra software diversi (31,5%).
Per una percentuale consistente dei rispondenti (41%), inoltre, è particolarmente importante l’affermarsi di una maggiore cultura digitale e conoscenza del BIM all’interno della filiera edilizia.
Quest’ultima sottolineatura si lega alle risposte a proposito delle principali criticità e fattori che frenano la diffusione del BIM che vengono individuati:
• nella resistenza al cambiamento da parte delle committenze (38%)
• nelle carenze di competenza (31%)
• nel costo elevato per i software (17%).

Emerge altresì un certo spaesamento nell’identificare un unico e forte riferimento così come delle personalità guida con un 37% che non sa cosa rispondere. Dal sondaggio i principali riferimenti sono le società di progettazione (15%), i formatori (14%) e le personalità in campo universitario (10%).

Conclusioni
Il sondaggio fornisce una serie di utili informazioni sulla domanda di aggiornamento e di approfondimento da parte dei giovani professionisti, sia con un certo numero di anni di utilizzo del BIM così come tra coloro che se ne sono avvicinati più di recente.
Il primo elemento da sottolineare è una consolidata cultura digitale alla quale si accompagna una familiarità e una quotidianità a dialogare e ad aggiornarsi attraverso la rete e il web. Questo comporta un’offerta di servizi informativi e formativi veicolati attraverso internet e con modalità webinar o similari.
Come si evince chiaramente dal Survey, l’attività di aula appare sempre più marginale, anche se la domanda di confronto e di dialogo con chi ne sa di più costituisca un’esigenza ampia.
Questa domanda non appare ancora chiara nell’individuazione degli interlocutori più autorevoli o affidabili. Si potrebbe affermare che oggi nel panorama italiano manchi una “guida”, un riferimento istituzionale e culturale. Interessante è il dato relativo agli studi di progettazione come principali riferimenti, accanto a chi fa formazione, che sembra evidenziare l’importanza, in un ambito ancora non consolidato dal punto di vista conoscitivo, del valore esperienziale, trasmettibile attraverso best practice specifiche, che è possibile individuare nell’attività delle società di ingegneria di maggiori dimensioni e che operano a livello internazionale.
Altri due elementi affiorano con maggiore forza dai risultati del sondaggio: l’importanza dell’interoperabilità e una scarsa cultura digitale presente nel mercato e soprattutto da parte delle committenze.
Il tema dell’interoperabilità viene al primo posto tra le questioni che richiedono approfondimento, ma soprattutto deve costituire un riferimento culturale che necessita di soluzioni legate all’uso dei software e alla necessità di parlarsi, rispondendo così pienamente alla logica collaborativa ed integrata propria del progettare e lavorare in BIM.
L’insufficiente cultura digitale che caratterizza il contesto in cui i professionisti BIM si trovano ad operare costituisce il fattore più critico per uno sviluppo del mercato, ma anche per un pieno riconoscimento delle professionalità e della stessa certificazione. Dal sondaggio emerge con forza una richiesta che anche un ente come ICMQ deve fare propria trovando modalità e strategie in grado di dare risposte rapide ed efficaci. Questa carenza culturale accanto a una insufficiente competenza da parte degli interlocutori di chi da tempo opera con il BIM sono le principali cause delle resistenze ad adottare il BIM da parte di molte committenze soprattutto pubbliche (come sottolineato chiaramente nelle risposte alla domanda sulle criticità).
Da valutare anche il richiamo all’eccesivo costo dei software.

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ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.