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Atecap per la sostenibilità

ATECAP, Associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato, è tra i Soci Effettivi di ICMQ. È stata fautrice di numerose iniziative volte ad innalzare la qualità del settore della produzione del calcestruzzo. Dalla promozione del Factory Production Controls alle linee guida sulla sicurezza negli impianti di produzione di calcestruzzo preconfezionato, fino all’attiva partecipazione nell’Osservatorio sul calcestruzzo e sul calcestruzzo armato e in Federbeton. Può trarre una sintesi di questo percorso e della crescita culturale e qualitativa del settore di pertinenza della Vostra Associazione?
L’Associazione ha sempre investito a favore della crescita culturale e qualitativa del settore calcestruzzo, sia fra gli stessi produttori, che fra gli utilizzatori. Nel passato, non troppo lontano, abbiamo definito con l’espressione «battaglia di civiltà» l’impegno per promuovere il costruire nel rispetto delle regole. Questo perché da sempre l’Associazione rappresenta i produttori italiani di calcestruzzo che si impegnano ad osservare norme e comportamenti in termini di legalità, ambiente, sicurezza e tecnologia. Ovvero chi opera lealmente ed ha messo al centro della sua attività l’impegno verso il pieno rispetto delle regole e la loro corretta applicazione. Lo definirei un impegno civile prima ancora che un’opportunità associativa, con la consapevolezza che, purtroppo, nonostante l’elevato numero di leggi vigenti, norme e divieti, l’Italia resti un paese caratterizzato dalla mancata osservanza di regole e comportamenti virtuosi. Una situazione che si fa più marcata, a danno delle imprese serie che osservano le leggi, quando le dinamiche congiunturali segnano in negativo il contesto di mercato. Non va mai dimenticato che l’illegalità uccide il merito e il valore delle imprese sane. Oggi posso dire che chi si riferisce all’Atecap lo fa convinto che pratiche non ispirate all’integrità e al rispetto delle leggi non solo provocano conseguenze negative in ambito associativo ma danneggiano l’immagine, il decoro e la reputazione dell’intera categoria presso tutti gli interlocutori. In altri termini chi produce calcestruzzo avverte la responsabilità di produrre il materiale da costruzione per eccellenza, quello che più di ogni altro contribuisce alla stabilità ed alla sicurezza di ogni edificio e infrastruttura. Questa è la sintesi che traggo dal percorso fatto.

Col tempo hanno sempre più preso piede i temi della sostenibilità e, recentemente, dell’economia circolare. La Vostra Associazione ha più volte anticipato i tempi, appoggiando lo sviluppo di schemi di certificazione degli impatti ambientali dei prodotti, come ad esempio ICMQ Eco, prima, e la dichiarazione ambientale di prodotto (EPD), poi. Inoltre, è stata promotrice, insieme a ICMQ della Linea guida per informare e orientare i produttori alla conoscenza di quegli specifici requisiti dei Cam-Edilizia che hanno particolare interesse per il loro settore, così come degli strumenti certificativi in essi richiamati, necessari per dare evidenza della conformità dei propri prodotti. Più recente, l’impegno di ATECAP nel promuovere in Italia lo schema di certificazione Responsible Sourcing Scheme (Rss), elaborato in ambito internazionale dal Concrete Sustainability Council. Quali sono i riscontri e le prospettive di queste strategie messe in campo da ATECAP?
Di sostenibilità nelle costruzioni si discuteva già negli anni Settanta, non è una novità dell’ultimo periodo, ma a quel tempo non era considerata un’urgenza come invece lo è oggi. Piuttosto, era un dibattito tecnico scientifico per capire come un’opera, in particolare un edificio, potesse essere neutrale dal punto di vista energetico, cioè in grado di produrre autonomamente l’energia di cui ha bisogno. Oggi la transizione ecologica, che è l’obiettivo del nostro Paese, e dell’Europa tutta quantomeno, per la ripresa dopo la pandemia, rappresenta un processo ineludibile. Il perché è evidente a tutti: è stata innescata una spirale non più sostenibile per il pianeta che abitiamo. La popolazione mondiale è in costante aumento, con conseguente necessità di produrre sempre di più per soddisfarne il fabbisogno. L’ambiente, però, non è in grado di tollerare un sistema industriale così intensivo e la sua reazione è quella di diventare «inospitale» per il genere umano. Quindi è chiaro che dobbiamo cambiare passo, anzi probabilmente è già tardi. Il contributo che, come settore, possiamo dare è far capire che il processo di costruzione va visto nel suo complesso, ovvero approcciandolo con una visione olistica che tenga conto di tutte le variabili in gioco. Parlare di edilizia sostenibile vuol dire includere tutte le fasi del processo, la progettazione, la realizzazione e la gestione di opere, realizzate con materiali, fonti di energia e tecniche con cui si riduce l’impatto sull’ambiente. Allo stesso modo, va compreso che la sostenibilità ambientale deve essere intesa come un requisito prestazionale fissato in fase di progetto da cui deriveranno soluzioni tecniche e tecnologiche che rientrano nell’alveo della libertà di impresa nell’organizzazione dei fattori della produzione, ovvero su una concorrenza sana basata su scelte imprenditoriali libere, in un mercato che giudica i risultati e non i comportamenti. La strada è comunque ancora lunga.

ATECAP come intende operare sul fronte della riduzione della CO2 all'interno di quel processo di contenimento degli impatti richiesto dall'Unione europea e inserito con forza nelle strategie e nei provvedimenti più recenti relativi al PNRR?
L’Associazione ha il dovere di provare a trovare un modo per gestire il cambiamento e non subirlo, nella chiave di aggiungere valore al prodotto in un contesto di mercato, gestire il trasferimento degli oneri legati ai processi di transizione, fornire ai soci linee guida di supporto e riconoscere la sostenibilità quale crescente fattore competitivo. Il protocollo di Kyoto del 1997 riguardante il surriscaldamento globale, l’accordo di Parigi del 2016 circa la riduzione di emissione di gas serra a partire dall'anno 2020 e da ultimo il Green Deal europeo per un impatto climatico zero entro il 2050, con l’obiettivo intermedio della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, sono tappe di un percorso ineludibile nonché una condizione necessaria per l’impiego delle risorse del PNRR. Si tratta di uno scenario di lungo periodo che, però, ha ricadute economiche a breve, vedi ad esempio l’aumento dei costi energetici. L’idea su cui ci stiamo concentrando è quella di individuare un parametro semplice che caratterizzi la sostenibilità del prodotto da aggiungere alle voci di capitolato, per intenderci da far seguire a classe di resistenza, classe di consistenza, diametro massimo dell’aggregato e classe di esposizione. Gli impatti ambientali legati alla produzione di una specifica quantità di prodotto diventeranno sempre più un’ulteriore caratteristica per valorizzare il prodotto, per non percepirlo erroneamente come una commodity, ampiamente disponibile sul mercato che non si differenzia da quelli concorrenti agli occhi dei potenziali clienti. Il calcestruzzo deve essere «scelto» dai progettisti non perché inevitabile ma per i suoi vantaggi indiscussi ed identificabili, tra cui la capacità di concorrere all’abbattimento di emissioni di CO2.

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ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.