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Favoriamo i dazi per esportare i nostri valori

La Presidente Ursula Von der Leyen, nel suo discorso al Parlamento Europeo, ha detto.” Il commercio non è fine a se stesso, ma un mezzo per assicurare prosperità qui da noi, e per esportare i nostri valori nel mondo. Mi adopererò affinché ogni nuovo accordo concluso contenga un capitolo distinto dedicato allo sviluppo sostenibile”.
Se i “nostri valori” sono la libertà individuale, l’eguaglianza, il rispetto dell’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori, la parità di genere, etc … allora dobbiamo trovare il modo affinché questi valori siano perseguiti anche in altre parti del mondo, soprattutto dove sappiamo bene che non sono tenuti in considerazione. Ma come fare?
Nel mondo occidentale il consumatore è sempre più attento a ciò che acquista e tende sempre più a premiare il valore percepito di un prodotto o servizio; valore che può essere rappresentato da una catena di fornitura sostenibile, dal risparmio energetico o idrico, come dall’attuazione di comportamenti etici e responsabili di chi produce il bene. Questi fattori tendono a bilanciare la valutazione qualità – prezzo. Ma molto spesso non è così; laddove il grado di istruzione è più basso, la maturità sociale è scarsa e il benessere economico inferiore, allora è il prezzo a dettare legge. Dobbiamo invertire questa logica. Deve essere il valore, materiale e immateriale di un bene, a determinarne il prezzo, e non il prezzo pagato dal mercato a determinarne il valore !
Bisogna perciò contrastare prodotti che vengono realizzati senza il rispetto dell’ambiente, senza condizioni di tutela dei lavoratori, senza il rispetto dei diritti umani, insomma senza tutti quegli elementi che noi definiamo i “nostri valori”. Ai prodotti che provengono da paesi dove questi aspetti non sono tenuti in considerazione bisogna applicare i dazi; non dazi tout court come fatto dagli Usa, ma dazi selettivi in funzione di quegli aspetti di sostenibilità che non vengono tenuti in considerazione. Produci inquinando l’ambiente? E allora un x percento di maggiorazione. Produci senza rispettare i diritti dei lavoratori? E allora applichiamo un altro x percento. Così facendo si può adeguare il prezzo al valore del bene prodotto, disincentivando pratiche non etiche e creando una reale competitività, non basata sul mancato rispetto dei “nostri valori”.
Le certificazioni di prodotto, serie e rigorose, possono essere lo strumento per garantire il rispetto dei “valori” che la Presidente Von der Leyen ha richiamato. Il sistema “Infrastruttura della Qualità”, così come definito a livello internazionale, che si basa sulla normazione, sull’accreditamento e sulla certificazione, è lo strumento per misurare il valore dei prodotti e compensare, con il prezzo, le differenze di sostenibilità ambientale e sociale.




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